L'acquedotto di Paranzano - Casperia

 

   In località Paranzano a circa 3 km dal centro di Casperia alle pendici di Monte Fiolo, si trovano i resti di una villa romana caratterizzati da mura in opus reticolato, avanzi di criptoportici ed un fontanile ricavato a ridosso di una cisterna romana. Proprio la fontana, conosciuta con il nome di Fonte di Paranzano è alimentata da un acquedotto la cui esistenza era nota da tempo.

   Anche nell’archivio storico del Comune di Casperia sono conservati importanti documenti riguardo lo spurgo e il rifacimento dei condotti dell’acquedotto della Fonte di Paranzano a partire già dal XV secolo.

    Poiché l’ingresso del condotto che si apre a ridosso della fontana è in parte franato e occluso da detriti e materiale fangoso, per accedere all’interno dell’acquedotto è stato necessario discendere da un pozzo profondo 6 metri che si trova a circa 40 metri di distanza dal fontanile.

 

 

 

   Alla base del pozzo si dipartono due condotti, uno in direzione del fontanile e l’atro in direzione nord-est verso il Monte Fiolo. Le pareti e la volta dei cunicoli, alti 1.60 e larghi 50 cm. sono realizzate in muratura con blocchetti di calcare irregolari messi in opera con della malta abbondante.

   Il cunicolo che volge in direzione di Monte Fiolo è in ottimo stato di conservazione. Il livello dell’acqua risulta essere alto in questo tratto dell’acquedotto di circa 70 cm.

 

     Un piccolo muretto alto appena 40 cm sbarra l’inizio del tunnel causando l’innalzamento del livello dell’acqua; dal muretto diparte infatti un tubo che convoglia l’acqua al fontanile. Il condotto che va verso monte dopo una progressione di 20 metri cambia conformazione, si alza e le pareti non risultano essere più rivestite in muratura ma direttamente scavate nel baco roccioso. Sono ancora ben visibili i segni lasciati dallo strumento di scavo. Il condotto che in questo tratto è alto circa 3,70 metri e largo 60 cm, presenta sezione ogivale e la volta, un tempo crollata, risulta essere stata ristrutturata e accomodata con blocchetti irregolari messi in opera con malta ed una centina in legno a forma di cappuccina. Si tratta di un classico cunicolo a sezione ogivale i cui esempi sono noti in Sabina e su tutto il territorio laziale. La volta originale del tunnel, con i segni di scavo, è chiaramente visibile anche in altri tratti ove la muratura superiore del condotto ha ceduto a causa di frane e smottamenti. Dopo una progressione di 15 metri si arriva al di sotto di un altro pozzo circolare, profondo 9 metri e del tutto simile al precedente.

 Superato il pozzo, dopo circa 10 metri, il condotto principale si biforca ed intercetta un secondo cunicolo di adduzione idraulica. Seguendo questo condotto, si arriva in prossimità di un’ostruzione di calcite e sassi che rende oltremodo difficoltoso il passaggio. Superata l’ostruzione si raggiunge un altro pozzo circolare, profondo 12 metri e uguale per tecnica costruttiva agli altri due. Oltre non è stato possibile procedere a causa di uno spesso deposito di calcite che ostruisce il passaggio e dell’acqua particolarmente alta.

Questo secondo cunicolo è posto infatti ad una quota più bassa. Da segnalare inoltre la presenza di alcune sacche di anidride carbonica che rendevano pericolosa l’ulteriore progressione all’interno dell’ipogeo. In base al rilievo ottenuto il cunicolo presenta un andamento parallelo al principale. Il condotto principale presenta invece bellissime concrezioni anche se in alcuni tratti spessi depositi di calcite rendono oltremodo difficoltosa la progressione all’interno dello stesso. Il cunicolo, che ha andamento serpentiforme, è alto in media 1.70 cm e largo 50 cm e risulta completamento rivestito in muratura. Dopo un progressione di circa 200 metri dal secondo pozzo vi è un’apertura sulla parete laterale del condotto che immette ad un altro cunicolo parallelo.

 

 

Questo secondo tunnel raccoglie le acque di un laghetto sotterraneo convogliandole con ogni probabilità all’altro condotto secondario di captazione che si raccorda con il principale in prossimità del secondo pozzo. Una piccola feritoia sul muro laterale del condotto principale permette inoltre di vedere la camera di captazione del laghetto. Questa piccola grotta non è rivestita in muratura e sulle pareti e sulla volta sono ben visibili le sezioni geologiche. Nel laghetto sono state inoltre effettuate alcune immersioni al fine di verificare la profondità del bacino e campionare alcuni sedimenti fangosi presenti alla base dello stesso. A circa 7 metri dall’apertura laterale del cunicolo si raggiunge un quarto pozzo circolare (P4), chiuso dal di sopra le cui pareti cono completamente ricoperte di calcite. Impossibile quindi verificarne la tecnica costruttiva.

Dal quarto pozzo dopo una progressione di 60 m. l’altezza del condotto diminuisce a causa di un deposito calcareo che costringe a procedere in ginocchio. Dopo altri 10 metri la volta del condotto si abbassa ulteriormente, sino a raggiungere i 70 cm. di altezza a causa dell’aumento della calcite. Percorsi altri 20 metri il deposito aumenta gradualmente sino a ricoprire completamente la volta del cunicolo rendendo impossibile procedere oltre. Si tratta con ogni probabilità di una frana, caratterizzata da massi e terra e successivamente calcificata, avvenuta in corrispondenza di un quinto pozzo.