L'acquedotto di Fianello - Montebuono

 

    Nei pressi della chiesa di S. Maria di Fianello è stato esplorato e rilevato dal Gruppo Speleo Archeologico Vespertilio un sistema idraulico sotterraneo ancora attivo che in età antica adduceva acqua alla villa romana su cui oggi si imposta l’edificio di culto dedicato a Maria Assunta. Nel 1950 infatti in occasione di alcuni lavori per la realizzazione della strada di accesso al cimitero della chiesa di S. Maria, saggi esplorativi misero in luce numerosi frammenti scultorei e alcune strutture murarie pertinenti ad una villa romana. Vennero rinvenuti due piccoli condotti idraulici, un ambiente rettangolare di piccole dimensioni rivestito di cocciopesto ed identificabile con una cisterna e due vani adiacenti tra loro molto simili. L’acquedotto oggetto delle ricerche si sviluppa per una lunghezza di 163 metri ed alimenta ancora oggi un fontanile di uso pubblico. Vi si accede da una camera di captazione rettangolare a sezione ogivale completamente intonacata sulla cui volta sono ancora visibili i segni della centina lignea utilizzata per realizzare la copertura del serbatoio stesso. Il cunicolo, alto 1.70 metri e largo 0,60 metri, presenta le pareti in muratura completamente rivestite di cocciopesto e la volta (a sezione ogivale) in laterizio.    

 

Acquedotto di Fianello

    Lo scavo del con­dotto sotterraneo fu realizzato mediante la tecnica della cultellatio attraverso il traguardo e la livella­zione di pali allineati all’esterno.Pozzi di aerazione si aprono sulla volta del cunicolo ad intervalli regolari (circa 40 metri la distanza l’uno dall’altro) come da precetto vitruviano. Tali pozzi erano essenziali non solo per la manutenzione da parte del personale addetto ma anche nello scavo del condotto ipogeo. Una volta raggiunta la base dei pozzi la squadra di scavatori infatti procedevano nel senso opposto sino ad incontrare l’altra squadra proveniente dalla base dell’altro pozzo. Il cunicolo principale dopo una progressiva di 109,30 metri si raccorda con un’altra galleria la cui particolarità è nella tecnica di scavo che rimanda ad altri esempi noti su tutto il territorio laziale. Le due squadre di fossores che procedevano in direzioni opposte applicarono la tecnica di Eupalino, cosiddetta dal costruttore dell’acquedotto di Samo. Questa tecnica era finalizzata a garantire l’incontro delle due squadre che, provenendo in senso opposto durante lo scavo dei tunnel sotterranei, dovevano curvare verso la stessa direzione geografica (rispettivamente per una squadra a destra e per l’altra a sinistra). Con questo espediente mentre una squadra avrebbe deviato invano l’altra avrebbe sicuramente incontrato il punto di congiungimento. La squadra proveniente da monte infatti applicò tale tecnica curvando e congiungendosi con quella che proveniva dalla parte opposta, ossia dall’attuale ingresso dell’acquedotto. Dopo una progressiva di 20 metri dall’ultimo pozzo il cunicolo presenta evidenti ristrutturazioni di epoca moderna e un muro, di recente costruzione, non permette di procedere oltre.

Ingresso dell'acquedotto

   Impossibile quindi conoscere il reale sviluppo planimetrico sotterraneo di questo acquedotto. Si tratta di un’opera idraulica molto simile ad altre presenti su tutto il territorio sabino che trova confronti per tecnica costruttiva e tipologia in particolare con gli acquedotti della Fonte di Paranzano a Casperia e dei Bagni di Lucilla a Poggio Mirteto.

 

    L'acquedotto di Fianello è stato presentato nella sezione poster al convegno Lazio e Sabina 10.

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     Riferimenti bibliografici :

- Casciotti L. - Castellani V. 2002: L’antico Acquedotto della Cannucceta. Indagine storico-strutturale.

- Faccenna D. 1951 : Fianello Sabino (Frazione di Montebuono). Rinvenimento di u gruppo di sculture. 55-75.

- Ranieri C. 2006: Sistemi idraulici nell’edilizia privata: i cosiddetti Bagni di Lucilla a Poggio Mirteto, Lazio e Sabina, 3, 93-96.

- Ranieri C. 2011: Nuove ricerche nell’Ager Aequiculanus: il cunicolo a S. Stefano di Corvaro (Rieti), Lazio e Sabina, 7, 135-139.

- Sternini M. 2004 : La romanizzazione della Sabina Tiberina. 104-106, Bari.